Agopuntura e Omotossicologia: Capitolo 5 pag. 128
Si è felici solo e quando si realizzano le condizioni esterne per esserlo. La gioia non è più indipendente dal mondo, ma diventa realizzazione di un certo mondo. Questa rara condizione ideale si realizza però solo in caso di una serie infinita di condizioni particolari. L’uomo nella ipergioia ha perso il contatto con il Piacere e diventa preda dei “piaceri”, si trova dunque catapultato nel mondo dei desideri.
Al posto di uno stato perfetto e attuale si desidera e quindi si sposta nel futuro, la condizione di eventuale benessere. Sarò felice quando si realizzeranno determinate condizioni. Purtroppo anche con il graduale realizzarsi di queste condizioni, il gioco si ripete e le richieste si moltiplicano. L’appagamento viene trasferito ancora una volta nel futuro. Si richiedono nuove condizioni ottimali per provare appagamento. L’assuefazione alla rincorsa del desiderio richiede una dose sempre maggiore di desideri da realizzare. La società consumistica è basata su questo principio. Si tratta di una società di ipergioiosi che vende ipotesi di soddisfazione differita.
Queste ipotesi sfumano però rapidamente quando si attuano. Quindi la soluzione e sostituire la meta acquisita rapidamente con quella ancora da acquisire. Questo crea la necessità di un rapido scambio di merci il cui destino è di generare sempre più scambio e sempre più insoddisfazione.
Il centro commerciale è il tempio degli ipergioiosi. Il sabato il giorno in cui celebrano il rito. Si corre verso il centro, si riempie il carrello, appena fuori dalla cassa dopo aver effettuato il pagamento, si è già proiettati verso quella merce che si è dimenticati di comprare e che costituirà l’obiettivo del sabato successivo. L’uomo ipergioioso è come il criceto sulla sua ruota, cammina molto pur trovandosi sempre allo stesso posto. Osserviamo quanto successo hanno le cyclette o i tapis roulant nei soggetti ipergioiosi.… Leggi tutto...