ECHA – Agenzia europea per le sostanze chimiche

ECHA – Agenzia europea per le sostanze chimiche

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L’Agenzia europea per le sostanze chimiche è un’agenzia dell’Unione europea con sede a Helsinki.  ECHA  tra le autorità di regolamentazione si occupa del settore delle sostanze chimiche e ne verifica la conformità alle normative In concerto con i governi nazionali la ECHA dovrebbe occuparsi delle sostanze più pericolose per proteggere le persone e l’ambiente, compito che assolve non sempre con successo. In alcuni casi adotta  proprie decisioni, più spesso fornisce pareri e consulenza utilizzati dalla Commissione europea a prendere decisioni. Lo scopo dichiarato sarebbe proteggere dalla esposizione a tossici  e cancerogeni. A tal scopo collabora con molte istituzioni accreditate amplificandone vizi e difetti.

La popolazione e l’ambiente sono sposti a sostanze chimiche pericolose per varie cause, dalla produzione di alimenti e oggetti della vita quotidiana. I consumatori avrebbero diritto ad informazioni sulle sostanze chimiche pericolose presenti nei prodotti che acquistano e ad essere tutelati da quelle più tossiche. Anche i lavoratori europei dovrebbero essere tutelati dalla ECHA dai rischi dovuti alle sostanze chimiche che trattano. La legislazione europea dovrebbe essere aiutata dalla ECHA a realizzare gli alti scopi di tutela appena esposti.

L’efficacia della ECHA è però compromessa dal metodo e dalle influenze. Non appare infatti credibile che un organismo politico possa tutelare i cittadini europei, perchè i politici  necessitano dei capitali provenienti dalla finanza e dall’industria per la loro elezione. Appare pertanto almeno ingenuo sperare che una volta eletti gli stessi politici alimentino la libertà della ECHA nel limitare gli interessi economici in essere quando in contrasto con la salute e l’ambiente.

I metodi per far apparire svolto l’incarico istituzionale dell’ECHA senza tradire gli interessi economici in essere sono molti quanto variopinti. Ad una pigrizia operativa segue sempre un approccio “fortemente scientifico” . Il termine “scientifico” è usato spesso in modo improprio , ovvero per invertire l’onere della prova. Un istituzione dovrebbe consentire la diffusione di una sostanza chimica nell’ambiente e nella catena alimentare solo quando provato scientificamente che essa è innocua. Si osserva invece come il termine “scientifico venga utilizzato per limitare sostanze ampiamente diffuse nel cibo e nella natura, se si riesce a dimostrare che sono pericolose o tossiche.

La prova invertita oltretutto è sempre e comunque una costosa sperimentazione che richiede investimenti consistenti. Non sempre il denaro fluisce generosamente verso coloro che faticano a dimostrare lo scempio ambientale operato e le malattie che ne derivano.  Questo modus operandi è una strumentalizzazione della scienza in quanto tale. Il metodo scientifico, quello vero, si doverebbe applicare a favore dei popoli e della salute oltre ad essere applicato senza subire l’influenza dei finanziamenti. In attesa di un mondo migliore, meglio che ognuno valuti per sè ciò che mangia o assume in altro modo, scegliendo  consapevolmente.  La conoscenza del singolo consumatore resta sempre la miglior difesa.  Conoscere i prodotti chimici, il comportamento delle aziende o di coloro che le promuovono,  consente ai consumatori di minimizzare quando e se possibile il loro impatto sulla salute e sul benessere della persona e dell’ambiente. La qualità di vita dipende ogni giorno di più dalla capacità culturale del singolo soggetto per riconoscere in che modo egli è esposto alla chimica, soprattutto quella più dannosa, consentendogli un minimo di autodifesa. Gli alimenti, le terapie, i prodotti per l’igiene e i cosmetici possono essere scelti dal consumatore o paziente con l’obiettivo primario di ridurre carichi impropri dannosi alla salute e di vivere in una corretta relazione con gli altri.