Violenza dipende da una diversa forma del cervello
La forma del cervello nei soggetti con disturbi del comportamento denotati da particolare violenza sarebbe differente anatomicamente da quello dei consimili più pacifici. L’enorme esercito di persone che a questo mondo porta pazienza invece di venire alle mani, lo sospettava dalla notte del tempo. Ora una astuta ricerca basata sulla risonanza magnetica conferma questa diffusa consapevolezza. Lo studio con il titolo ‘Mapping the structural organization of the brain in conduct disorder: replication of findings in two independent samples’ delle Università di Cambridge e Southampton è stato pubblicato sulla rivista Journal of Child Psychology and Psychiatry. Le zone del cervello diversamente strutturate tanto da determinare violenza sono primariamente l’amigdala e la corteccia cerebrale. Lo studio evidenzia però come molte altre zone sono determinanti nello scatenamento di comportamenti. Generalmente si ritiene che siano i primi momenti di vita il periodo critico per lo sviluppo morfologico e funzionale del cervello, ma è la adolescenza il momento che slatentizza i comportamenti violenti.
I ricercatori affermano che il disturbo della condotta sociale dipende principalmente dalla anatomia e funzione del cervello e non da altre variabili. Rimarrebbe secondo loro da stabilire solo come tutte le altre variabili si rapportino alle anomalie cerebrali osservate. I ricercatori confidano che i risultati ottenuti consentiranno la definizione di marcatori oggettivi della violenza e successivamente progettare terapie capaci di influenzare l’espressione delle anomalie riscontrate. La sensazione che si prova a leggere lo studio e le sue conslusioni è di disagio. La proposta di ridurre i comportamenti ad una morfologia del cervello rivelabile alla risonanza magnetica oscura in un colpo solo tutta la cultura sul constustanzialità di mente, psiche e corpo. Lo studio non prova in nessun modo che la forma del cervello sia la unica causa della violenza, ma solo che in caso di comportamenti violenti questo spesso si osserva.
I ricercatori si esibiscono in una acrobazia logica notevole. Al comportamento violento concorrono infatti anche la storia personale, la genetica, il carattare, l’educazione, la società, l’accesso a spiritualità, la nutrizione, gli ormoni, l’ambiente, la biodiversità, la somministrazione di sostanze dopanti e non di rado anche la somministrazione di farmaci o tossici. Affermare il primato della morfologia sul resto della cultura umana e scientifica richiede un surplus di prove oggettive che lo studio non fornisce. La lacuna grave dello studio è omettere di valutare se la morfologia osservata nel cervello dei violenti sia conseguenza, causa o concomitanza. Ciò che più inquieta nello studio citato la possibilità paventata di fare screening con la risonanza magnetica su giovani esseri umani e di marcarli come violenti aprendo le strade ad una discriminazione o selezione sanitaria per morfologia cerebrale. Le applicazioni commerciali dello studio in oggetto sarebbero terribili quanto inarrestabili. Tramite la tecnologia indicata si potrà infatti fare la selezione del personale, degli studenti, ma anche dei militari, politici, delinquenti e terroristi, Talvolta avviene e non è purtroppo la prima nella storia della medicina, che una scoperta scientifica rilevante finisca per essere disponibile ad usi forse pragmatici, ma certamente privi di compassione. Speriamo che ciò non avvenga per i rapporti tra morfologia del cervello e violenza.