Ortoressia inversa
L’ ortoressia inversa è una compulsione ossessiva a mangiare pesante, grasso e indigesto. Il malato di ortoressia inversa non riesce ad introdurre un cibo sano in bocca senza entrare in fibrillante intolleranza e bonificare immediatamente l’oltraggio patito con qualcosa di grasso, iperglicemico, ipercalorico e sopratutto chimico. L’ ortoressia inversa si oppone alla ortoressia semplice, un disturbo dell’alimentazione, altrettanto appartenente alle ossessioni, che può impegnare personalità fragili in modo complementare, imbrigliandole in un mondo di regole alimentari rigide, variopinte, in vivace contrasto tra di loro fino a precludere la possibilità di nutrirsi. L’ ortoressia comporta una sofferenza per il malato perché vede il cibo non come un piacere, ma come un nemico. L’ortoressia inversa è sempre un’ossessione, ma riguarda gli individui che sono obbligati dalla ossessione ad assumere cibo esclusivamente in funzione della sua pesantezza, del danno in una beata ignoranza di sè.
In ortoressia inversa il malato non può concepire alcun cambiamento salubre alle sue abitudini alimentari rigorosamente ritualizzate agli stereotipi pubblicitari del mangiar “ghiotto”. L’ ortoressia inversa rende il malato costretto a rituali ipercalorici, iperglicemici, ricchi di grassi animali, chimici e dalla palabilità intensa. In ortoressia inversa il malato può essere attratto sia dello junk food sia dall’alta cucina. Mangia distratto di se, senza rispetto alcuno al proprio corpo. Tutta la coscienza è ristretta prima al palato e subito dopo alla dilatazione anche estrema nelle pareti dello stomaco, ma sopratutto anela lo stordimento postprandiale, che percepisce come appetibile traguardo di piacere. Anche in caso di malattie gravi l’ortoressia inversa impedisce coscienza di malattia e responsabilità. Il malato di ortoressia inversa che patisce malattia organica grave legata alla sua condotta alimentare, accetta dal medico qualsiasi prescrizione tranne quelle alimentari. Qualsiasi variante salubre dell’alimentazione compulsiva è rifiutata con determinazione.
In ortoressia inversa si osserva una franca intolleranza fino allo scherno nei confronti di coloro che adottano anche elementari cautele e precauzioni nelle scelte alimentari operati. L’ortoressia inversa e l’ortoressia semplice sono due estremi di una unica malattia. La mancanza di un rapporto consapevole con la nutrizione e con la vita diventa compulsione a un comportamento alimentare ossessivo governato dai media. Nell’ ortoressia il malato orienta il comportamento alimentare tramite da lui presunte regole della salute. Nell’ ortoressia inversa invece il malato orienta il comportamento alimentare a irrinunciabili dissoluzione di regole operate sui media. Il piacere della cucina e del cibo nella notte dei tempi era veicolato dalla tradizione gastronomica. Nel degrado della alimentazione da supermercato, i comportamenti sono imposti sempre più dai mezzi di comunicazione di massa, che hanno un franco interesse alle ossessioni compulsive, denominate ipocritamente ” fidelizzazione del cliente”. L’induzione di ortoressia inversa però non avviene esclusivamente in relazione a messaggi della pubblicità. Sono particolarmente lesive quelle trasmissioni o quegli aritcoli di giornali dove il messaggio pubblicitario è travestito da report scientifico, notizia giornalistica oppure da una trama di film avvincente. L’ortoressia inversa è causa di malattie anche gravi, comporta costi sociali e economici non sostenibili neppure della sistemi sanitari più evoluti. Ignorare tale causa di malattia nella ricerca medica, negli interventi di prevenzione e nelle cure proposte, promuovendo solo i farmaci che dovrebbero trattare le conseguenze cliniche di condotte alimentari discutibili è una prassi odiosa quanto frequente.