Risentito e malattia
Il risentito emotivo è il termine usato per descrivere la percezione personale di un evento conflittuale patito in un paziente preso in esame. Un evento conflittuale è interpretato da ogni singolo individuo in base alle memorie e all’esperienza di cui dispone. La variabilità di dotazione tra persona e persona determina l’assoluta soggettività di ogni risposta adattativa e pertanto del malato osservato. Uno stesso evento può essere conflittuale oppure non esserlo. Nel momento che la persona lo percepisce come conflittuale, la sindrome di adattamento è assolutamente personale e dipende dal risentito emotivo. Il luogo di questa complessa variabilità è il sistema nervoso centrale, che è già strutturalmente simile, ma mai uguale tra gli uomini. Il cervello oltre ad essere strutturalmente solo simile è sopratutto differentemente formato e informato. Tale sistema nervoso gestisce in modo eterogeno lo stesso evento conflittuale, producendo pertanto in diversi soggetti, altrettante reazioni. Le caratteristiche uniche di ogni reazione di adattamento dipendono dal risentito emotivo. Etimologicamente risentito deriva risentire ovvero sentire la seconda volta oppure soffrire la seconda volta. Quando un essere umano soffre una situazione conflittuale nel suo particolarissimo e unico modo di soffrire in realtà è almeno la seconda volta che la soffre.
Per il risentito è necessaria la precedente programmazione di un sistema nervoso complesso a percepire l’evento conflittuale. Generalmente la fascia di età neuroplastica è considerata quella tra il concepimento e circa il sesto anno di età di un essere umano. In questa finestra temporale il cervello si forma e si informa come mai più avverrà in seguito per qualità e intensità dei processi posti in essere. Ogniqualvolta un essere umano soffre successivamente a tale finestra temporale sia sul piano psichico sia sul piano fisico, anche se storicamente ciò avviene la prima volta, questa sofferenza è già sta precedentemente codificata nel sistema nervoso. Pertanto la sofferenza oltre i sei anni non è mai un dolore sentito, ma sempre un risentito. Il sistema nervoso umano è un organo deputato biologicamente alla sopravvivenza dell’individuo e alla sopravvivenza della specie. All’interno di un sistema nervoso sono pertanto codificate in automatico tutte le risposte adattative in relazione a quei conflitti che nel corso dell’evoluzione hanno messo a repentaglio la sopravvivenza.
La somma di tutte le sofferenze sofferte dagli antenati è codificata nel sistema nervoso centrale come memoria di risposte adattative vincenti oppure mancanti. Ciò che ci viene trasmesso dagli antenati è integrato dalle esperienze tra il concepimento e il sesto anno di età che sono fondamentalmente dissimili per ogni essere umano. Poiché la sopravvivenza in biologia è garantita anche dalla biodiversità, il risentito di diversi individui non è mai lo stesso ed è bene che sia così. Esaminando più persone esposte ad una stessa situazione conflittuale, esse produrranno ognuna un diverso personale risentito. Il risentito determina a sua volta la scelta dei tessuti nei quali si può successivamente esprimere malattia somatica. I tessuti sono scelti in base ad una logica coerente con il risentito. Pertanto si osserva come il risentito almeno influenzi la assoluta soggettività della malattia organica. L’analisi del risentito emotivo del paziente dovrebbe affiancare i dati strumentali sulla espressione fisica di una sofferenza per completare la comprensione del malato. Una diagnosi clinica priva di corrispondenza logica con il risentito è una metodica di lavoro valida nel pronto soccorso, ma cessa di essere tale se il medico vuole trattare le malattie croniche e cronico degenerative. Il metodo di indagine non è bastevolmente scientifico se esamina principalmente ciò che frequente in diversi malati della stessa malattia e non osserva ciò che unico in ognuno di essi.